Nonostante fossi ben oltre la pagina 100, temevo anche questa volta di abbandonare la lettura di un romanzo di Faulkner; nella parte centrale, in balìa dello stile più complesso dello scrittore, con i dialoghi interiori che si intersecano nel tempo e narrati da voci diverse come in un flusso di coscienza, senza punteggiatura nè schemi prefissati ho temuto di dover arrendermi, preda anche di un po' di irritazione, come sempre accade quando sembra che un artista volutamente renda complessa un'opera e il fruitore frustrato, non riesce ad accedere ai significati dell'arte, specie di quella concettuale. E invece superata la parte centrale, il lettore può riprendere con gran sollievo e gratitudine una lettura più tradizionale e semplice, pur sempre estremamente potente, ritrovando anche i significati apparentemente oscuri. E alla fine, la postfazione del traduttore rende merito a chi è giunto fino alla fine, facendo sentire il lettore un po' meno inadeguato di fronte a tanta complessità.
giovedì 5 gennaio 2012
L'urlo e il furore
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
Sia reso merito allo scrittore, al lettore, per la sua rimeritata costanza, e infine anche al traduttore, perché no?, che nella circostanza era (credo) il bravissimo Vincenzo Mantovani.
RispondiEliminaalleluia !
RispondiElimina(sì era lui)
Mi sembra di leggere uno dei pezzi dell'intervista a DFW che ho ricopiato oggi. Accadono strane risonanze a nostra insaputa, a volte.
RispondiEliminadonna camel: sì strano, l'ho pensato anche io mentre leggevo quelle frasi di DFW
RispondiElimina