lunedì 11 aprile 2011

Morire è un'arte, come tutto il resto. Io lo faccio eccezionalmente bene.

Sylvia Plath
Stasi nel buio. Poi
l’insostanziale azzurro
versarsi di vette e distanze.
Leonessa di Dio,
come in una ci evolviamo,
perno di calcagni e ginocchi! -
La ruga
s’incide e si cancella, sorella
al bruno arco
del collo che non posso serrare,
bacche
occhiodimoro oscuri
lanciano ami -
Boccate di un nero dolce sangue,
ombre.
Qualcos’altro
mi tira su nell’aria -
cosce, capelli;
dai miei calcagni si squama.
Bianca
godiva, mi spoglio -
morte mani, morte stringenze.
E adesso io
spumeggio al grano, scintillio di mari.
Il pianto del bambino
nel muro si liquefà.
E io
sono la freccia,
la rugiada che vola
suicida, in una con la spinta
dentro il rosso
occhio cratere del mattino.

6 commenti:

  1. Eh, ma questo è un bis!
    (E comunque se mi fai vedere il disegno, ti faccio leggere una cosa... Ehm... non è molto allettante come baratto effettivamente :\ Sorry!)

    RispondiElimina
  2. Morire
    É un'arte, come ogni altra cosa.
    Io lo faccio in un modo eccezionale.

    Io lo faccio che sembra come inferno.
    Io lo faccio che sembra reale.
    Ammetterete che ho la vocazione.

    RispondiElimina
  3. uki: grazie, mi è venuta un po' pippi calzelunghe e un po' pellicana ma abbastanza fedele :)
    issa: beh sì più che un baratto sembra una minaccia ..:D Comunque non mi sembra che avessi già postata la sylvia, l'avevo disegnata ma non pubblicata, credo
    andrea: l'ho disegnata anche un po' per te

    RispondiElimina
  4. No, no, no... è un bis!

    RispondiElimina